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L'appello di Armani al mondo della Moda: ripartiamo dall'Italia

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I ritmi frenetici del mondo della moda sono attualmente oggetto di un acceso dibattito, come già discusso anche dagli studenti di Fashion Design della MKS Milano Fashion School, e in parte come conseguenza delle nuove condizioni dettate dall’emergenza sanitaria. Lo stesso Giorgio Armani ha preso posizione a favore di un cambiamento radicale, dimostrandosi ancora una volta un punto di riferimento fondamentale per l’industria. Già all’inizio della diffusione del coronavirus in Italia, Armani aveva capito la necessità di prendere provvedimenti immediati, annunciando prima le sfilate a porte chiuse e impegnandosi poi a contrastare l’epidemia con donazioni ingenti e la riconversione dei suoi stabilimenti per la produzione di dispositivi di protezione individuale.

Non solo ha quindi contribuito concretamente alla lotta contro questo virus, ma ha anche condiviso opinioni importanti per il futuro del settore. In particolare, in una lettera aperta rivolta al magazine americano WWD, il designer ha parlato della necessità di cambiare le dinamiche attuali che governano il mondo della moda e che provocano un suo snaturamento: “L’emergenza attuale dimostra invece come un rallentamento attento ed intelligente sia la sola via d’uscita. Una strada che finalmente riporterà valore al nostro lavoro e che ne farà percepire l’importanza e il valore veri al pubblico finale”.

Armani sottolinea, infatti, che la fase di declino è iniziata con la trasposizione dei ritmi di produzione del fast fashion al settore del lusso, andando così a sminuirne il valore intrinseco solo per trarne vantaggi economici. “Io non lavoro così, e trovo immorale farlo. Ho sempre creduto in una idea di eleganza senza tempo, che non è solo un preciso credo estetico, ma anche un atteggiamento nella progettazione e realizzazione dei capi che suggerisce un modo di acquistarli: perché durino”, ha spiegato nella sua lettera.

Proprio per questo motivo, il Gruppo sta lavorando affinché le collezioni seguano le reali cadenze stagionali, cominciando con il lasciare i prossimi capi estivi in boutique almeno fino all’inizio di settembre. Altro punto fondamentale avanzato da Armani è la necessità di ridurre gli sprechi e una spettacolarizzazione della moda come “puro gioco di comunicazione”, ma senza una vera sostanza, cogliendo quindi questa crisi come un’occasione di miglioramento per ritrovare “una dimensione più umana”.

Il Gruppo ha fatto seguito a queste affermazioni annunciando il nuovo calendario delle sfilate donna, uomo e alta moda di Giorgio Armani ed Emporio Armani, presentante a settembre 2020 a Milano sulla base di procedure da definirsi e che saranno presto comunicate. Per quanto riguarda la sfilata Armani Privé, è stata annunciata la posticipazione a gennaio 2021 presso Palazzo Orsini in via Borgonuovo a Milano, dove clienti e giornalisti potranno assistere alla presentazione di una collezione senza stagionalità con capi adatti sia all’inverno che all’estate.

È proprio in un’intervista a La Stampa che Giorgio Armani ha spiegato la sua decisione di spostare la sua alta moda da Parigi a Milano, sottolineando che si tratta di “una scelta coerente e pratica, nata dal desiderio di valorizzare il patrimonio del marchio, così come quello della città e del nostro Paese che sono strettamente legati. In questo, Milano potrà riavere un ruolo di prestigio internazionale”. Armani ha proseguito il discorso rivolgendo a tutti questo invito: “Spero che il mio esempio venga seguito anche da altri colleghi italiani che sfilano a Parigi. Sarebbe un’ottima occasione per fare squadra. Cosa in cui noi, finora, non siamo stati bravi a fare come i francesi”.

Nonostante le conseguenze a lungo termine della pandemia globale ancora in corso siano preoccupanti, Armani ha ribadito l’importanza del reagire insieme alle avversità per ritrovare una stabilità: “La strada da percorrere è fatta di strategie comuni e prudenza. Bisogna rimboccarsi le maniche. E spero che vengano definite presto serie e congrue misure di sostegno per contenere l’impatto sull’economia e sulla società”.

Fonti:
Corriere della SeraIl Fatto QuotidianoFashion MagazineWWD

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